Racconto di una ragazza classe 86

Cos'è accaduto alla mia generazione?
Classe '86 attualmente disoccupata (in quanto studentessa universitaria), sono molto innamorata del mio ragazzo ed in quanto ventunenne ho ancora sogni e speranze (illusa? ingenua?).
Da questi semplici tratteggi emerge un profilo che la società non esiterebbe definire "normale", e che inquadra una moltitudine di altre persone.
Ma chi definisce entro quali limiti ci si debba muovere per rimanere entro i confini della normalità?
E soprattutto cosa significa NORMALE?
Detto ciò, io non vorrei mai arrogarmi il diritto di definire ciò che un termine possa o debba significare.
Eppure, se per un semplice momento mi soffermassi, se per un semplice istante ascoltassi, se per un semplice battito di ciglia mi fermassi ad analizzare la pioggia esecrante di commenti e notizie che CI riguardano, non posso fare a meno di sentire un groviglio nello stomaco, di sentire una vocina nel cervello che non riesco a spegnere...e li prende piede la certezza che qualcosa di sicuro non va.
VORREI pensare che non siamo tutti dei debosciati U-tube dipendenti (siamo davvero così soli e insoddisfatti da dover cercare l'approvazione della rete, con atti sempre più violenti e bassi).
VORREI pensare che non siamo tutte "veline" sgambettanti (siamo davvero così vuoti e cavi da non trovare altro da dire o da fare vedere?).
VORREI pensare che non siamo tutti dei violenti Hooligans, che nascondono la furia e la frustrazione dietro la "fede" calcistica (siamo davvero così disperati da non avere più il coraggio di guardare in faccia i nostri problemi e chiamarli con il loro vero nome?).
Sono parole dure, lo ammetto, ma che rivolgo soprattutto a me stessa, per avere ogni giorno un obiettivo da raggiungere, per avere sempre la voglia di allargare i miei orizzonti ed auto-migliorarmi.
VORREI pensare che non è tutto perduto, sperare che non sia un ritratto vero, ma solo voci false o fatue disperse nel vento e nell'etere...

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